di Ornella Cacciatore – Una recente pubblicità recita: “i 50 sono i nuovi 30”, ma gli anni che stiamo contando non sono di una persona. O, meglio, sono di una persona che ha creato qualcosa che esiste da già mezzo secolo: la pasticceria “Claudio” a Taviano. 

Nasce negli anni ’70, grazie all’iniziativa e all’acume di un provetto pasticcere, Claudio Tenuzzo, che insieme alla moglie Rosanna mette su un piccolo negozietto alle spalle della villetta prospiciente il famoso Corso. In breve le delizie e i manicaretti che riesce a sfornare diventano un vero e proprio punto di riferimento, tanto cittadino, quanto dei dintorni. Questo lo fa spostare nel locale più centrale situato in pieno Corso e qui inizia la magia…

Il bar pasticceria Claudio nasce nel 1973 dal desiderio di mio padre che voleva un’attività tutta sua. Insieme a mia mamma Rosanna furono i primi a fare rosticceria, pizzette e calzoni, poi partirono con i gelati e la famosa panna montata”.

Chi mi racconta come è andata è il figlio Gianluca, anche lui pasticciere pluripremiato e artista dei gelati.

“Dalla piccola botteguccia si spostano per oltre vent’anni sul Corso principale e a Taviano accade un fenomeno “strano”: tutti gli abitanti di Taviano e dei paesi limitrofi si trovano qui per lo struscio e le famose vasche. Tutti si fermano da noi, perché mio padre si impegnava a ricercare i prodotti e le materie prime d’eccellenza.  Il nostro negozio era diventato il fulcro di ogni incontro, un vero e proprio punto di riferimento generale.

Mia mamma ha visto intere generazioni di coppiette che si sono sposate, poi i figli e ora anche i nipoti. Avveniva tutto: fidanzamenti, matrimoni, tutto su quel Corso e noi eravamo il palcoscenico centrale. Noi, io e mia sorella, siamo nati sul “banco da lavoro” e da subito questa cosa, soprattutto a me, ha appassionato così tanto che alla fine sono diventato pasticcere eccelso collaborando con mio padre.

Abbiamo ricevuto premi per diversi anni, tra cui 3 riconoscimenti per il gelato. Alla tappa regionale del Gelato Festival del 2014, che si svolgeva a Lecce, vincemmo con un gusto che si chiama “Crema al vino passito e mustazzolo”. E’ una crema fatta con il vino aromatico e il mustazzolo sbriciolato. L’anno successivo sempre al Festival, questa volta a Bari, vincemmo con un altro gusto fatto con la ricotta di capra e pecora che prendiamo da un allevamento biologico ad Alezio (Caseificio Pastore), mandorle sbriciolate e glassa ai fichi.

Eravamo il centro del mondo di quell’epoca. Era molto bello vedere la spensieratezza, la felicità, la semplicità. Mia mamma era l’anello di congiunzione con il pubblico: il suo sorriso e la sua dolcezza rendevano ancora più accogliente questo luogo di ritrovo. Mio padre invece si occupava della produzione. Era un bel connubio.

Il vantaggio principale, da ragazzino cresciuto in quel contesto, è stato avere esperienze diverse dai miei coetanei. Mi sono interfacciato molto prima di loro con la realtà commerciale e lavorativa di mio padre. Osservavo il suo esempio e lo imitavo. Erano tempi in cui c’era la consuetudine, per noi ragazzi, di aiutare nell’attività di famiglia.  Adesso invece ci sono regole più eticamente corrette e non si possono avere ragazzi sotto i 16 anni a dare una mano in bottega. Diciamo che si è persa questa tradizione, forse soffocata da regole più strette. C’è anche da dire che noi, come generazione, eravamo più svegli, più capaci, anche se eravamo piccoli. E in più forse anche nel lavoro c’era più entusiasmo e più soddisfazione economica. Adesso siamo forse soffocati da troppe tasse, troppe spese. Più che vivere, si sopravvive…Prima era la realizzazione di un sogno, ora è solo un posto di lavoro, oberato da tante incombenze e pressioni.

C’era più serenità e tranquillità finanziaria, ci si poteva permettere di investire nelle case. Fu in quegli anni che crebbe Mancaversa, tutti potevano avere una casa al mare e una in paese. Oggi solo per rinfrescare il locale si è costretti a fare un finanziamento di 5 anni.

Poi pian piano il Corso cominciò ad essere meno frequentato per l’apertura del parco Ricchiello e mio padre fu lungimirante. Decise di spostarsi perché molte attrattive erano venute a mancare e la gente era meno numerosa: eravamo in affitto e decise di investire per costruire un locale proprio. Fu un caso particolare, era possibile farlo solo ai tempi. Era al cimitero per un funerale di un conoscente e incontrò il proprietario di questo terreno (500 metri, su una strada principale) e gli propone di acquistarlo, offrendo in cambio un suo terreno di ben 1000 metri situato in una zona più interna, oltre a un assegno in bianco già firmato. Fu un investimento eccezionale, acuto. Qui non c’è giorno dell’anno in cui non si lavora. Siamo tornati a essere un punto di riferimento e di attrazione. Mio papà ormai non c’è più da tre anni. Fu colto da un malore mentre faceva il bagno.

Per ricordarlo ho voluto creare un dolce che si chiama “Pan di Claudio” con pezzi di cioccolato e mandorle, ma la sua peculiarità è che viene realizzato con il suo Lievito madre che viene periodicamente rinfrescato. Lo ha creato lui nel lontano 1973. Quest’anno sono 50 anni di attività e a settembre, dopo la stagione estiva, ci sarà una festicciola in collaborazione con l’associazione Pasticcieri e la Regione Puglia, per ricordarlo tutti insieme.

 

Il passato diventa tradizione, insegnamento e eccellenza.
Grazie Claudio e grazie Gianluca.