Si hanno pochi reperti storici a favore del rustico leccese, a differenza del fratello pasticciotto.
Pasta sfoglia, pomodoro e besciamella: pochi ingredienti per un prodotto da consumare bollente, in qualsiasi ora del giorno, ma fate attenzione a non scottarvi con il ripieno. Tre ingredienti provenienti da storie gastronomiche diverse che uniti insieme creano uno spuntino da gustare in ogni occasione. Nel 1895 nella ricetta numero 137 di Pellegrino Artusi, scrittore e gastronomo italiano, nel libro “La scienza in cucina e l’arte del mangiar bene”, catalogava per la prima volta la
ricetta della “Balsamella” paragonandola per sommi capi alla bechamel dei francesi.
Per la vera nascita della besciamella però bisogna fare ancora un passo indietro, fu dapprima scoperta in Toscana con il nome di “salsa colla” per poi successivamente essere esportata in Francia da Caterina dei Medici nel XV secolo dove, con il passare del tempo, diventa una delle salse madri per la cucina francesce. Diverso su per il pomodoro, pianta ornamentale che giungeva dall’America del sud, viste le influenze dei Borboni nel territorio della penisola italiana, non trovò fortuna subito.
Inizialmente si credeva che il pomodoro contenesse sostanze tossiche, solo con le prime sperimentazioni da parte del cuoco galante, Vincenzo Corrado, compaiono le prime indicazioni su come adoperarlo, da li in poi entra a far parte della storia della cucina dello stivale rendendolo protagonista su numerose preparazioni. La pasta sfoglia viene conosciuta da millenni, presenti in numerose ricette spagnole, ma trovo la sua fortuna con Marie Antonie Carème, inventrice del Vol
Au Vent. Nel mondo numerose sono le ricette a base di pasta sfoglia, con differenti ripieni, ma il rustico leccese resta ancora un mistero goloso per tutti i palati.