Una rosa rossa è stata poggiata questa mattina sulle lapidi dei minatori di Racale. Era l’8 agosto 1956 e quegli uomini, nella miniera Bois du Cazier, persero la vita a migliaia di metri sotto terra. Era l’Italia del dopoguerra che scambiava il carbone con gli italiani che dovevano arrivare fino in Belgio per sperare di dare un futuro migliore ai propri figli.

Questa mattina Racale ha ospitato i ragazzi dell’Istituto d’istruzione superiore “Stampacchia” di Tricase. La classe 4° D del Liceo Scientifico ha omaggiato i martiri di Marcinelle con una visita presso il cimitero della città e, per farlo, hanno scelto di rendere omaggio ai nostri connazionale durante la giornata dedicata all’Unità d’Italia. Accompagnati dalla docente di filosofia, la professoressa Irene Turco, le studentesse e gli studenti, al loro ingresso, hanno subito osservato le sei tombe che custodiscono le spoglie dei minatori.

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Racale, in visita ai martiri di Marcinelle

Racale è una delle tappe del progetto “La soffice memoria“, l’iniziativa di Arci Lecce Solidarietà che prende il titolo da un estratto del libro di Paolo Di Stefano, La catastròfa. Marcinelle, 8 agosto 1956”.
L’iniziativa, come ha spiegato questa mattina il responsabile didattico, Roberto Molentino, è dedicata proprio allo studio delle migrazioni italiane verso il Belgio con particolare riferimento al lavoro nelle miniere. L’evento ha visto la partecipazione del sindaco di Racale, Antonio Salsetti, della presidente del Consiglio comunale, Anna Toma, del presidente della Consulta giovanile della città, Emilio Palese, e dell’assessora di Taviano con delega ai rapporti con le istituzioni scolastiche, Paola Cornacchia.

“La soffice memoria” ha fatto risuonare le parole di Carmine, condivise da Anna Maria Errico, familiare e testimone indiretta di ciò che ha significato – per gli under30 salentini degli anni 50 – dover fare le valigie e partire a lavorare in condizioni disumane nelle miniere del carbone del nord-ovest Europa.

Un racconto denso di dettagli e molto emozionante quello che Anna Maria ha letto ai ragazzi dello Stampacchia essendo tratto da un’intervista che il nipote ha fatto a suo nonno quando era ancora in vita. Un uomo che solo pochi giorni prima della tragedia aveva cambiato miniera grazie al consiglio di un altro concittadino, anche lui in Belgio per lavoro.

Miriam, una studentessa, è rimasta colpita dalle parole con cui Carmine raccontava la sua quotidianità con le polveri del carbone. Sorpresa dal “coraggio dei minatori di provare questa esperienza, di lanciarsi in quest’avventura sconosciuta. Perché loro effettivamente non sapevano cosa avrebbero trovato al di là della frontiera”.

Questa esperienza permea nei cuori dei partecipanti che, oltre ad essere un modo per affrontare la storia moderna in una chiave diversa dalla didattica tradizionale, li porta ad aprire delle riflessioni, ad indagare i grandi temi del mondo partendo da Salento, dalla propria terra. È Matteo, uno dei ragazzi che abbiamo intervistato, a confermarlo: “questa iniziativa ci fa capire parecchie cose, perché è diverso rispetto alle lezioni tradizionali che noi facciamo, ed è anche bello fare cose più coinvolgenti”.

Momento di racconto dei martiri di Marcinelle
Momento di racconto dei martiri di Marcinelle

Il tema della guerra si intreccia con quello delle migrazioni del secondo dopoguerra e dei diritti umani. Anche per la giovane Anna questa giornata ha rappresentato un modo per riflettere: “Noi inizialmente pensavamo che fosse uno dei soliti progetti monotoni in cui avremmo ascoltato un racconto, una storiella. Però, dopo, quando l’associazione Arci ci ha coinvolti per davvero, abbiamo capito di dover diventare anche noi protagonisti, in un certo senso testimoni di quello che è accaduto ai nostri concittadini. Abbiamo capito il valore della vita.”

La seconda fermata è stata poi a Taviano dove gli alunni e le alunne del liceo hanno letto una filastrocca illustrata sul lavoro dei minatori ai bambini della scuola dell’infanzia “Martin Luter King“. Ad accompagnare il gruppo si sono aggiunti il primo cittadino di Taviano, Giuseppe Tanisi, e la vicesindaca Serena Stefanelli. Una metodologia propriamente scelta, quella in cui due generazioni si incontrano e con il linguaggio della poesia e del disegno socializzano su storie e temi di particolare importanza storica e sociale.

Foto di Giuliano Sabato