A distanza di circa due anni dall’inizio di questa pandemia ci stiamo accorgendo che l’infezione e le misure che abbiamo preso per contenerla non hanno minacciato seriamente solo la nostra salute fisica, ma anche quella mentale.

La continua e insistente informazione trasmessa dai media ha causato panico generalizzato, per questo abbiamo fatto due chiacchiere con il dott. Michele Scalese, psicologo clinico e psicodiagnosta, nato a Galatina nel 1994. Dopo la laurea triennale in Scienze e Tecniche Psicologiche, ha conseguito la laurea specialistica in Metodologia dell’intervento psicologico presso Unisalento, poi il master di II livello in Psicodiagnosi presso la Pontificia Università Auxilium a Roma. Attualmente è psicologo presso la Comunità per minori TAM di Lecce e svolge l’attività libero professionale di Psicologia Clinica e psicodiagnostica a Noha e a Lecce.

Parliamo del periodo storico che stiamo vivendo: quali sono i problemi relativi ai pazienti che soffrono di disturbi causati dal Covid e dalla crisi pandemica?

In questo periodo ho notato senza dubbio un aumento degli appuntamenti presso i miei studi professionali e, confrontandomi con altri colleghi, non sono da meno i primi accessi nei front office ambulatoriali. Molti pazienti giungono per problematiche psicologiche, specialmente gli adolescenti e preadolescenti, che si sono trovati a gestire una situazione personale e collettiva impegnativa. I disturbi che accusano sono per lo più di natura ansiosa, come l’aumento dell’irritabilità, o fenomeni di regressione in bambini che tornano ad avere comportamenti che non avevano più da diverso tempo. Negli adolescenti, ma anche negli adulti, si nota l’insorgenza di disturbi del ciclo sonno-veglia, una sorta di desincronizzazione dei ritmi abituali. Gli adulti sono ansiosi, affaticati, incapaci di gestire il carico emotivo. Si rendono più apprensivi e questo genera dissidi familiari molto evidenti.

La pandemia e il distanziamento sociale quali conseguenze hanno avuto?

Si è assistito a un aumento dei disturbi psicosomatici, per cui il disagio psichico si è espresso di più attraverso il corpo. È aumentata la paura degli adulti ad esporre i bambini al contatto con l’altro, sviluppando una forma di isolamento sociale. Per questo raccomando sempre l’importanza di confortare i bambini, fornendo loro un ritmo stabile nella loro routine, nonostante le varie limitazioni, che ad oggi sono anche ridotte. A causa di disturbi depressivi molti pazienti, tra cui molti adolescenti, hanno aumentato il consumo d’alcol, l’uso e abuso della tecnologia, inizialmente come modus per ovviare all’isolamento. Un altro disagio è legato poi all’obbligo di rimanere in casa nei primi lockdown e gli effetti diventano visibili soltanto oggi.

Come ovviare a tutto questo?

Da parte mia quello che ho fatto e continuo a fare è proporre un primo colloquio psicologico gratuito, tentando così di sfatare alcuni miti inerenti lo psicologo per chi si approccia per la prima volta a questo mondo e dando la possibilità di esplorare questa risorsa, almeno inizialmente, in forma gratuita.