Jalisse Bascià, in arte Bascià, nasce in un paesino in provincia di Lecce e sin da piccola sviluppa una passione per il canto. Il primo ad accorgersi è il papà, seguito subito dopo dalla mamma, quando lei cantava a squarciagola Laura Pausini, all’età di soli 4 anni. La musica è stata la compagna della sua vita sin da subito, per ogni momento c’è sempre stata una canzone come colonna sonora. A 11 anni inizia a suonare il violino a scuola, ma dopo poco si rende conto che non è il suo strumento, decidendo di abbandonarlo per dedicarsi al canto e alla scrittura. 

Cosa rappresenta per te la musica?

In realtà è difficile rispondere a questa domanda: può sembrare banale, la musica credo faccia parte della mia vita dallo stesso momento in cui sono nata, per me è la mia compagna di vita. C’è sempre, quando sto bene e quando sto male. 

Jalisse, hai conquistato la finale di All Togheter Now: cosa ci racconti di questa esperienza che ti ha vista protagonista in tv sulle reti Mediaset?

È stato qualcosa di inaspettato, ho fatto i provini senza l’aspettativa di superarli: quando è arrivata la chiamata non me l’aspettavo proprio, è stata una soddisfazione sia dal punto musicale che da quello umano. Prima avevo paura del giudizio, ora invece, dopo il programma, sono riuscita a cantare senza dare importanza ai giudizi della gente. Il mio obiettivo è quello di arrivare alle persone attraverso il cuore.

L’anno scorso sei stata in America per il “New York canta”, il festival della musica italiana: com’è stato per te cantare lì e rappresentare il nostro paese? 

“New York canta” è il festival della musica italiana in America e ogni anno vengono scelti 10 artisti italiani a rappresentare l’Italia. Di questi, 4 sono artisti italiani residenti all’estero. L’esperienza lì è stata pazzesca, il mio obiettivo e sogno più grande era quello di cantare a New York. Ho cantato il mio brano in uno dei più bei teatri e quello che più mi ha fatto piacere è stato il riscontro positivo della gente. Non mi aspettavo di arrivare terza in classifica in un contesto così importante.

Da poco è uscito il tuo singolo “Dream girl”, un brano che rimane impresso già dal primo ascolto. Racconti una storia d’amore finita, hai deciso di parlare con leggerezza e semplicità: come mai?

Ho deciso di parlare di un malessere che ho vissuto dopo la fine della mia storia, ma in questo brano ho scelto di raccontarlo in maniera leggera, in quanto già la quotidianità è abbastanza pesante di per sè. Credo che la musica sia molto importante in questi momenti.

Di solito sei autobiografica quando scrivi i tuoi brani? 

Sì, sono autobiografica, nella maggior parte dei brani parlo molto di me, perché la scrittura per me è come una valvola di sfogo, soprattutto quando sto male. Quindi quale miglior modo per sfogarsi se non scrivendo una canzone?

Cosa ti aspetti della musica?

Non mi aspetto nulla dalla musica, mi aspetto solo che continui a far parte della mia vita, permettendomi di esprimermi al meglio, e che continui ad essere il mio punto di riferimento e il modo di esprimere i miei sentimenti.