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La foto in alto (bianco&nero) è del libro “Racale in età feudale” di Antonio Sebastiano Serio; la seconda foto in basso a sinistra è del sito istituzionale del Comune di Racale; quella in basso a destra è stata scattata da Marco Rizzo in data 2 marzo 2023


Ai piedi della collina, o “Serra Li Specchi”, si trova il Dolmen conosciuto con l’appellativo di “Ospina” dal nome del luogo dove esso è situato. Costituisce l’unica presenza di questo genere di testimonianze preistoriche nell’area ionica della Terra di Otranto, e nel XVI secolo venne inglobato in un muretto di recinzione della masseria fortificata Ospina.

È una stupenda ed importante costruzione di grosse lastre calcaree affiancate lungo un perimetro rettangolare. Esse sono ricoperte da un’altra lastra, monolitica in origine, spaccata in due e successivamente restaurata dalla sovraintendenza, ma che ad oggi è ancora situata a terra nelle immediate vicinanze della struttura. È rivolto verso Est, secondo la tipica disposizione dei monumenti megalitici che guardano quasi tutti verso il sole, la luce e la divinità. Il lato frontale non è completamente aperto, ma per circa un terzo è chiuso da una lastra.

In seguito alla costruzione di un muretto di cinta proprio sulla linea del fianco Est, quello dell’originaria entrata, il Dolmen si è venuto a trovare chiuso; allora il proprietario del terreno praticò, non sappiamo in quale epoca, proprio su questa lastra sud, un’apertura di novanta centimetri di altezza per ottanta centimetri di ampiezza.

L’asportazione cruenta ci lascia supporre che ad un certo momento il dolmen è stato utilizzato e destinato ad offrire un riparo al cane del gregge, un uso profanatore, ma che forse ha salvato la costruzione, perché finché era utile, nessuno avrebbe avuto interesse a demolirla.

Anche a proposito dei Dolmen e dei fini con i quali essi venivano costruiti, gli studiosi hanno avanzato ipotesi diverse. I Romani, che li conobbero in seguito alla loro conquista e dominazione della Puglia, li chiamarono “arae” (altari) e li considerarono costruzioni di natura culturale, sul ripiano delle quali si sarebbero effettuati in epoche remote i sacrifici agli dei. Pochi studiosi ormai avallano questa ipotesi; i più propendono a vedere nei dolmen delle tombe a camera monumentali in onore.