Martedì 15 novembre alle ore 18:30, presso la Ready Community Library di Racale, sarà presentato il progetto “Leggo per te”. Un progetto della Casa per la Vita “Artemide” di Racale, struttura residenziale che ospita pazienti con “disagio mentale”, ideato dal PhD Walter Spennato, sociologo e coordinatore della struttura.
“L’idea-base del progetto è quella di creare, attraverso la lettura di libri per bambini, un ponte tra il “dentro” e il “fuori”, un’occasione di incontro e condivisione, ma anche di socializzazione ed inclusione sociale. Un modo concreto per combattere lo stigma e gli stereotipi che ruotano attorno al mondo del disagio mentale” – il sociologo racalino spiega con queste parole l’idea di “Leggo per te”.
Non è la prima volta che La Casa per la Vita “Artemide” propone alla comunità cittadina attività caratterizzate da una certa originalità e innovatività: bisogna considerare infatti progetti come Visite d’artista, Attacchi d’arte, La follia del poeta, ecc. tra quelli che hanno realizzato gli ospiti della Casa; inoltre, ci sono anche da richiamare i noti Questo non è un poster, Mostre, ecc., che hanno avuto una certa risonanza pubblica.
Il progetto che verrà presentato martedì nella biblioteca comunale prenderà forma attraverso alcune letture per bambini: un gruppo di ospiti, accompagnati da un’educatrice della comunità, leggerà ai ragazzi.
Alla presentazione dell’iniziativa sono stati invitati: l’I.C.S. “Angelo Vassalo” di Racale, il Comitato Genitori e le istituzioni locali. L’incontro è aperto a tutta la cittadinanza.
Il progetto ha dunque una duplice valenza: una è legata alla lettura in quanto tale (inutile aggiungere l’importanza del ritrovarsi insieme a leggere), l’altra è legata all’impatto sociologico che il progetto vorrebbe idealmente raggiungere: combattere lo stigma.
Il fatto che il progetto si rivolga ai bambini, che saranno gli uomini e le donne di domani, acquista, in quest’ultimo senso, un valore ancora più importante.
Il dottore di ricerca Walter Spennato richiama l’idea di cosa dovrebbe essere una comunità sempre più accogliente, causa che intende promuovere con questo percorso: una collettività “capace di confrontarsi con le diversità di ogni individuo” – continua – “…per farlo è necessario mettere le persone in contatto, farle conoscere, perché è nell’interazione faccia a faccia che possiamo provare a superare i pregiudizi ed accettare l’altro”.
Foto di Giuliano Sabato